mercoledì 12 marzo 2008

Comunismo e capitalismo uguali sono?

Il comunismo voleva un popolo di uguali, dove ognuno era costretto a leggere gli stessi giornali, a guardare la stessa televisione, a leggere gli stessi libri, ma ha falllito perché al di là delle apparenze il suo popolo era formato da individui che nonostante tutti riuscivano a essere profondamente diversi uno dall’altro. Il capitalismo vuole un popolo di individui, ciascuno libero di essere diverso dall’altro, ma ha fallito perché ha prodotto, al di là delle apparenze, un popolo di individui identici per aspirazioni, consumi, gusti, interessi, ognuno profondamente uguale all’altro.

E con questo, il futuro è fottuto


Grazie alla legge del Ritorno Accelerato teorizzata (o legge di Kuzweil) nei prossimi 50 anni l’umanità assisterà a un progresso 32 volte maggiore rispetto a quello compiuto nel mezzo secolo scorso.

Quindi entro il 2029 biologia e IT si fonderanno in computer molecolari, mente e macchina si integreranno nell’uomo, l’intelligenza artificiale (essendo quella umana ormai totalmente in disuso) sarà parte integrante della vita quotidiana e sarà in grado di sublimare la potenzialità della persona.
Avremo quindi nano macchine introdotte nel corpo, come supposte robotizzate?

La singolarità vingeana

Il Dr. Vernor Vinge disse nel 1993: “Entro 30 anni avremo i mezzi tecnologici per creare un’intelligenza sovrumana. Poco dopo, l’era degli esseri umani finirà.

Le tecnologie post singolarità
Le speculazioni sulla Singolarità spesso riguardano i supercomputer esistenti dopo la Singolarità stessa. Alcuni ricercatori sostengono che anche senza il quantum computing, utilizzando una forma avanzata di nanotecnologia, la materia potrebbe essere manipolata in modo da avere capacità elaborative inimmaginabili.

A tale materiale ci si riferisce spesso, tra i futurologi, come computronium. Alcuni pensano che interi pianeti o stelle potrebbero essere convertiti in computronium, creando rispettivamente degli "Jupiter brain" e "Matrioshka Brain".

E con questo, il futuro è fottuto.

giovedì 20 dicembre 2007

La mossa successiva

La dottoressa Weawer ha parlato prima di me. Ho trovato il suo intervento sulla formazione dell'acqua sulla terra ricco di spunti e di nuovi approcci metodologici. E poi la Weaver è bella, di una bellezza rara e raffinatissima. In questo caso è stato molto difficile per me separare l'aspetto scientifico da quello emotivo. Abbiamo bevuto assieme un pessimo caffè durante il coffee break. Guardandola da vicino ho notato che ha un sottile anello giallo attorno alla pupilla dei suoi splendidi occhi azzurri. Sono riuscito a macchiarmi la camicia. La formula di oggi è: Rateh Al Saphuzh 899. Chi mi segue ha avuto la seconda informazione per la mossa successiva ma non sarà facile.

martedì 18 dicembre 2007

Gelo a Narbonne

Lungo il canale che attraversa la città. Il vento umido gela le ossa.
Sono qui per un convegno sull'origine dell'acqua sulla terra. Questa sera dovrò leggere la mia relazione davanti a un pubblico di illustri colleghi d'oltreoceano.
Se devo essere sincero, sono molto nervoso. In tutti questi anni non sono mai riuscito ad abituarmi a parlare in pubblico. Ma so che può aiutarmi la parola chiave di oggi: Seth Abeth 877.

giovedì 13 dicembre 2007

Scrivere

Scrivere mi dà noia. È qualcosa di molto faticoso e noioso. Ne percepisco l’assoluta inutilità. È così assolutamente riduttivo. Non c’è necessità di aggiungere parole ad altre parole e metterle in fila l’una dopo l’altra. Vorrei che tutti voi ve ne rendeste conto.
Non capite? E’ pieno, strapieno, stracolmo di gente che non fa altro dalla mattina alla sera che mettere in sequenza parole dopo parole, che le pubblica ovunque possibile, che invade ogni spazio visibile e udibile di parole, frasi, periodi, titoli, sottotitoli, paragrafi, capitoli. Gente che non si pone minimamente il problema di quello che dice, che non si domanda se quello sia davvero indispensabile dirlo o che interessi qualcuno. Nessuno che si preoccupi di sapere se quello che sta dicendo sia o non sia stato già detto o scritto da qualcun altro prima di lui. Perché per scrivere bisognerebbe prima leggere e nessuno legge, o se per caso legge, non legge abbastanza, o se legge abbastanza, legge o ha letto i libri sbagliati.
Il mondo sta sprofondando in un blaterio indifferenziato, in un magma ribollente di parole che si accavallano ad altre parole in un discorso senza capo né coda, strati di parole come strati geologici, granuli indifferenziati privi di ogni senso logico che si accumulano come polvere sulle cose che ci circondano nascondendocene il significato.
Per parlare o scrivere di qualcuno o qualcosa bisogna che la cosa di cui parliamo, l’oggetto della nostra osservazione sia deprivata di ogni suo aspetto emotivo e emozionale. Che cioè non provochi sentimenti o emozioni in grado di distrarci o distoglierci dal suo nucleo più profondo e nascosto. Le emozioni ricoprono i fatti, le cose e le persone di una sostanza gommosa e appiccicosa che ce ne occulta la superficie. Superficie che a sua volta nasconde il nucleo più profondo della realtà dell’esistente.

martedì 9 ottobre 2007

La paura dell'anchor

Mi sono fatto beffe dell'anchor. L'uomo si irrita sempre di più, sente qualcosa di strano, si sta accorgendo che qualcosa gli sfugge nella trasmissione. Si sente braccato al punto che evita di leggere i messaggi che lo potrebbero mettere in crisi e li passa all'ospite di turno. A volte guarda in macchina pensando di guardare il suo nemico negli occhi e io sono lì, implacabile che reggo il suo sguardo catodico. So che lui in qualche modo mi percepisce, e sento che ha paura.

giovedì 4 ottobre 2007

L'anchor piccato

Sono riuscito a manovrare l'uomo della televisione, l'anchorman famoso, il personaggio che ha fatto epoca. Sono riuscito a fare in modo che mi guardasse negli occhi, seppure attraverso l'obiettivo della telecamera, e mi redarguisse con toni alterati per quanto avevo insinuato sulla palese falsità di alcuni ospiti della sua trasmissione. E' stato un momento epico e alquanto strano, certamente da approfondire nei suoi aspetti tecnici e anche psicologici. Mi sono fatto due risate, comunque.